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Il valore dell’accoglienza, Rocco Bova racconta l’evoluzione dell’hospitality contemporanea

Rocco Bova è un professionista italiano con una lunga e prestigiosa carriera internazionale nel mondo dell’hotel management e della consulenza alberghiera. Dopo aver mosso i primi passi in Italia, ha lavorato per alcuni dei più importanti brand dell’ospitalità in diversi continenti, maturando un’esperienza che spazia dalla gestione operativa alla strategia manageriale di resort e boutique hotel. La sua competenza si concentra in particolare nel settore del lusso e del wellness, ambiti nei quali ha saputo coniugare l’efficienza gestionale con un approccio profondamente umano e attento all’esperienza dell’ospite.

Appassionato di cultura dell’accoglienza, Rocco guarda all’hospitality come a un ecosistema in continua evoluzione, dove tecnologia, sostenibilità e benessere si fondono per creare modelli di ospitalità più esperienziali, autentici e integrati. Attivo anche sul fronte della comunicazione digitale, è presente sui principali social network e collabora con media di settore, dove condivide riflessioni, progetti e visioni che lo rendono un punto di riferimento per un pubblico professionale e internazionale.
Lo abbiamo incontrato per una conversazione dedicata alla sua esperienza nel mondo dell’hotellerie, al suo rapporto con il tema del benessere e alla sua visione sull’evoluzione dell’ospitalità contemporanea.

Rocco, hai lasciato l’Italia da giovane per lavorare all’estero. Com’è stato questo passaggio e in che modo le tue origini italiane hanno influenzato il tuo modo di vivere e interpretare l’ospitalità?

Ho avuto la fortuna di conoscere un Brasiliano che mi portò a Londra all'età di 25 anni. Tutto il resto è storia. Realmente Londra era, e credo lo sia ancora, una metropoli con infinite opportunità. Il fatto di essere Italiano ed avere una cultura forte, mi ha certamente aiutato a crescere e lasciare la mia impronta.

Però, credo che, per un successo assicurato, una persona debba avere tanta grinta, passione per quello che fa, tenere una reputazione inconfutabile e capacità di fare networking.

Hai lavorato come direttore d’hotel e oggi anche come consulente per strutture di alto livello. Quali sono, secondo te, le principali differenze tra questi due ruoli? Ti senti più manager operativo o più stratega dell’ospitalità?

La facilità di passare da un ruolo all’altro è stato, anche per me stesso, una bella sorpresa. All’inizio pensavo che, per essere consulente servissero certe qualità "speciali" ma, alla fine, mi sono reso conto che l’esperienza sul campo e la reputazione sono i valori che realmente contano.

Per chi vuole avventurarsi nel mondo delle consulenze suggerisco di mantenersi sempre informato e attivo nel mondo dell'ospitalità. Le tendenze cambiano continuamente ed è importantissimo aggiornarsi.

Dopo tanti anni di esperienza internazionale, quali sono i progetti che ti hanno segnato di più? Ce n’è uno in particolare che rappresenta per te la sintesi del tuo modo di intendere l’hotellerie?

Per me è stato il Messico e la possibilità di essere il direttore di uno degli alberghi più belli al mondo. Chable Yucatan si è posizionato come uno dei migliori alberghi (50 Best e Michelin) non solo del Messico ma a livello internazionale.
I miei 4 anni come direttore di questo magnifico resort mi hanno dato l’opportunità di provare cosa si può fare con un grande team, dei proprietari visionari, che mi hanno dato piena fiducia, e degli alleati perfetti.
Si può dire che sia stata la letterale ciliegina sulla torta della mia carriera. Ne sono orgoglioso perché, grazie a questa esperienza, ho deciso di dedicarmi alla consulenza e mettere in atto tutto quello che ho imparato negli ultimi 30 anni.

Nel tuo percorso hai spesso parlato di “wellness” come di un’esperienza totale, che va oltre la SPA. Cosa significa per te benessere oggi e in che modo pensi che stia cambiando l’approccio delle strutture alberghiere a questo tema?

Diciamo che il wellness sta attraversando una evoluzione, dalla SPA alla longevità alle tecniche ancestrali all’uso della tecnologia. Credo dovremo aspettare un paio d’anni per vedere come cambierà e come si stabilizzerà. La mia preoccupazione principale è che, purtroppo, il benessere rimane qualcosa di costoso e non alla portata di tutti.

Nel mondo SPA, quali elementi pensi faranno la differenza nei prossimi anni? Parliamo di design, ma anche di tecnologia e di personalizzazione dell’esperienza.

Molti parlano di Intelligenza Artificiale, che cambierà il modo in cui vivremo. Io sono del parere opposto, e credo che il mondo SPA, e il mondo dell’hospitality in generale, deva umanizzarsi sempre di più per essere realmente rilevante. Però accetto che il mondo stia cambiando e così anche le generazioni e le loro aspettative. Spero non dover parlare ad un robot per chiedere informazioni su trattamenti e terapie ma ad una persona, esperta in materia. I film di fantascienza li lascio a Hollywood.

Hai una grande esperienza maturata in paesi diversi. Quali differenze hai notato tra i modelli di ospitalità europea, statunitense e latinoamericana?

IN generale, nessuna. Un hotel alla fine è un hotel. Gli ospiti viaggiano per conoscere, avere esperienze e, in ritorno, ricevere un genuino ed eccellente servizio. Negli anni, e in particolare negli ultimi 10-15, ho visto due generazioni entrare nel mondo dell’ospitalità’; generazioni che, sicuramente, hanno visioni molto differenti rispetto a quello che io ho imparato circa 40 anni fa. Credo che le modalità di servizio cambieranno molto nei prossimi 5 anni e probabilmente i tempi nostalgici in cui ho imparato certe regole diventeranno storia e si potranno leggere soltanto nei libri... un peccato! Io comunque, nel mio piccolo, sto cercando di rivivere quello che ho imparato dai migliori; in primis, con una conferenza annuale: il "Summit Mexicano de la Hospitalidad", alla sua seconda edizione, e poi, con la nascita dell’"Academia de la Hospitalidad" che verrà lanciata ufficialmente in Merida, Yucatan, il prossimo anno. Presto ne sentirete parlare.

Nella tua esperienza internazionale, hai notato differenze culturali nel modo in cui le persone vivono il rapporto con l’acqua? Gli ospiti europei, latinoamericani e statunitensi si aspettano la stessa cosa da una SPA?

Decisamente ci sono delle aspettative sui servizi offerti in una SPA, soprattutto quando si parla di strutture a 5 stelle. Poi c'è sempre più attenzione agli sprechi e l’utilizzo delle risorse. Però dobbiamo essere realisti. Un cliente che entra in una SPA o in un Wellness Centre non è disposto a scendere a compromessi sul proprio benessere, sul servizio e sul prodotto offerto. Dobbiamo essere noi
operatori ad essere più scientifici e ricercare le migliori e più efficienti tecnologie esistenti nel mercato.

Oggi molte strutture cercano consulenti capaci di dare una direzione chiara, ma anche di ispirare. Qual è il consiglio che daresti a chi gestisce o progetta hotel e SPA, per creare esperienze autentiche e non solo “di tendenza”?

Sono convinto che esista un mercato per tutto. Siamo più di otto miliardi, e un’idea personale può diventare un vero business quando si sviluppa un prodotto o un servizio con un obiettivo chiaro, evitando di voler soddisfare tutti e mantenendo coerenza tra ciò che si comunica e ciò che si offre.
Bisogna credere nella propria visione e portarla avanti con determinazione, ispirando anche i collaboratori. Occorre studiare con attenzione il profilo del cliente ed essere pronti ad agire rapidamente in base alle sue esigenze. La tecnologia va utilizzata solo dove garantisce risultati realmente misurabili e scientificamente validi.
In definitiva serve essere dei sarti, capaci di creare esperienze su misura. Generalizzare e proporre lo stesso prodotto alle masse non è la strada giusta.

Ringraziamo Rocco per questa conversazione stimolante e per aver condiviso la ricchezza della sua esperienza con una chiarezza e una passione rare. La sua capacità di portare nel mondo dell’hospitality internazionale la competenza, la creatività e la sensibilità italiane è davvero straordinaria, e siamo curiosi di vedere come la sua visione continuerà a plasmare il settore negli anni a venire.

- Team Aquaform

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