Architetto e spa designer, Claudia Taiani è la mente progettuale dietro molte delle aree wellness di Aquardens, il parco termale più grande d’Italia. Dal 2015 collabora con la struttura curando concept, progettazione e direzione lavori, contribuendo alla continua evoluzione di un complesso che unisce architettura, natura e ritualità del benessere.
La sua visione mette al centro l’esperienza sensoriale dell’utente, integrando tecnica e emozione, funzionalità e percezione, in spazi dove luce, materia e suono diventano parte di un percorso rigenerante.
In questa intervista Claudia racconta il suo approccio alla progettazione delle spa, il rapporto con il contesto naturale e con la committenza, le sfide dei cantieri complessi e la sua esperienza con Aquardens, un vero laboratorio di idee e innovazione. Tra i temi affrontati anche il ruolo della doccia emozionale e l’equilibrio tra design, tecnologia e benessere autentico.
PROGETTAZIONE E CONCEPT
Qual è il punto di partenza quando progetti una spa?
Il punto di partenza è sempre l’esperienza che, condividendone le caratteristiche con la committenza, si desidera far vivere all’utente. Una spa non è solo un luogo da vedere, ma soprattutto da vivere: è atmosfera, luce, calore, materia. Mi concentro quindi su come le persone si muoveranno, cosa proveranno, come potranno rigenerarsi. L’architettura è al servizio del benessere.
Che ruolo ha il contesto naturale o urbano nella progettazione di una spa?
Fondamentale. Il contesto diventa parte integrante del progetto: se siamo immersi nella natura, essa deve entrare negli spazi attraverso ampie vetrate, materiali naturali e continuità visiva. In un contesto urbano, invece, il progetto deve creare un’oasi protetta, capace di isolare e al tempo stesso accogliere possibilmente richiamando le peculiarità del territorio che la ospita.
Come si concilia la funzionalità tecnica con l’esperienza sensoriale?
La tecnica deve essere meno impattante possibile, al servizio del comfort e della sicurezza, senza prevalere sull’atmosfera. La sfida è proprio integrare impianti complessi – climatizzazione, acustica, illuminazione – in modo che l’utente percepisca solo armonia e benessere. Normalmente, a parte alcuni elementi rimane nascosta all’occhio dell’utente, nel caso della sauna del Deserto, la più grande al mondo in questo momento, la parte tecnica legata allo show risulta visibile, anche se protetta, mentre la rimanente strumentazione ha una presenza forte a livello percettivo, ma risulta non visibile all’utente.
Quanto contano luce, materiali e suono nel disegno di uno spazio wellness?
Sono elementi centrali. La luce non è solo illuminazione, ma linguaggio: crea emozione, profondità, intimità, allarga o stringe gli spazi, li rende statici o dinamici, li rende giocosi o rilassanti. I materiali devono dialogare con i sensi, per questo motivo con il tatto, la vista, l’olfatto, evocare naturalità. Anche il suono è progettuale: il silenzio, la musica, i rumori dell’acqua fanno parte dell’esperienza sensoriale.
In che modo l’architettura può contribuire al “benessere profondo” e non solo estetico?
L’architettura può educare al benessere, creando luoghi che invitano a rallentare, a respirare, a riconnettersi con sé stessi attraverso percorsi fluidi, no rettilinei, attraverso la progettazione dei punti di fuga attraverso i quali si invitano le persone all’osservazione, all’esperienza. Quando progetto, penso sempre a come restituire un valore di rigenerazione, non solo di bellezza formale, ma incentrandomi sulla percezione e sul movimento richiamando i concetti della psicologia dell’abitare.
CANTIERE E ASPETTI OPERATIVI
Quali sono le principali criticità che si incontrano in cantiere per una spa?
Le complessità impiantistiche e le tempistiche serrate, l’organizzazione delle competenze specialistiche in fase di realizzazione che vanno coordinate e seguite. Una spa richiede standard elevatissimi in termini di tecnologia e qualità costruttiva. In una sauna come quella del Deserto che diviene sauna da show le complessità aggiuntive sono state molteplici, la temperatura elevata, l’aumento del tasso di umidità durante i riti aufguss dovute alle gettate di vapore che ogni master gestisce in base allo show che propone, la componente impiantistica dedicata allo stesso show con caratteristiche di esercizio definite che devono essere considerate con cura e dettaglio.
Come si gestisce il coordinamento tra progettisti, consulenti, impiantisti e fornitori specializzati?
Con un dialogo costante e una regia chiara condividendo l’obbiettivo comune, ovvero realizzare un progetto pioniere, quasi sperimentale. È un lavoro corale: ognuno porta competenze specifiche e l’architetto deve essere il punto di sintesi.
Quanto è importante la presenza dell’architetto in cantiere in fase esecutiva?
È imprescindibile. In cantiere spesso le decisioni devono essere immediate, i dettagli vanno verificati sul posto e ogni variazione deve rispettare il concept, la qualità e limitando l’allungamento delle tempistiche di esecuzione. La mia presenza mi permette di garantire coerenza e qualità.
C’è un episodio in cantiere che ti ha insegnato qualcosa di importante?
Ogni cantiere mi insegna. Ricordo l’inaugurazione della Sauna del Deserto: pochi giorni prima dell’apertura, abbiamo dovuto affrontare piccoli imprevisti tecnici nel corso delle prove di alcuni spettacoli, nel corso dei quali sono state messe in esercizio tutte le componenti tecnologiche disponibili e che, come nel corso di un concerto d’orchestra, lavorano in sinergia per rendere l’opera grandiosa. È stata la prova che resilienza e collaborazione fanno la differenza.
Quali aspetti non sono mai da sottovalutare durante la realizzazione?
La qualità dei materiali, i tempi di posa e la sicurezza. Anche il più piccolo dettaglio, se trascurato, compromette l’esperienza complessiva.
L’ESPERIENZA CON AQUARDENS
Che tipo di incarico hai per Aquardens e da quanto tempo ci lavori?
Collaboro con Aquardens dal 2015 come progettista e direttore lavori per diverse aree dove sono stati sviluppati nuovi edifici, per il relooking delle aree che necessitavano di revisione sia funzionale che estetica, come interior , color e lighting designer.
Cosa distingue Aquardens da altri progetti simili a cui hai lavorato?
La scala e la visione. È un parco termale in continua evoluzione, che integra architettura, natura e ritualità in un insieme unico. Rappresenta una sorta di laboratorio dove sperimentare e crescere
Qual è la sfida più grande in un parco termale di queste dimensioni?
Mantenere coerenza e identità, pur lavorando su ampliamenti e varianti continue, relazionate alle necessità che l’azienda incontra nel corso del tempo. Ogni nuovo spazio deve dialogare con l’esistente e rafforzarne l’esperienza che si differenzia per aree di utilizzo e tematiche.
Hai introdotto qualche innovazione particolare nel progetto?
Sì, ad esempio l’inserimento delle fontane danzanti per la prima volta in sauna, l’uso di fari e tecnologie strettamente legate allo show con luci dinamiche e colore, accorgimenti tecnici per l’utilizzo delle stesse, in quanto le condizioni all’interno della cabina normalmente sono particolari e vanno progettate con cura ed attenzione.
Qual è secondo te lo spazio più riuscito e perché?
Naturalmente la Sauna del Deserto all’interno dell’area dedicata: un luogo iconico, capace di accogliere centinaia di persone senza perdere intimità, grazie all’equilibrio tra dimensione monumentale e calore sensoriale, mantenendo la centratura sul palcoscenico che ruota attorno a grande braciere centrale, dove si svolge lo show . Inoltre, lo spazio della sauna è stato progettato per essere proiettato all’esterno dove si apre un palcoscenico che amplifica la dimensione complessiva.
RAPPORTO CON IL CLIENTE E STRATEGIA
Quanto conta la visione del committente nella definizione del concept?
È centrale: il progetto nasce sempre da un confronto con la visione imprenditoriale, da uno scambio continuo di informazioni e di pensieri che portano al progetto vero e proprio.
Come si gestisce il dialogo con imprenditori o gestori che hanno obiettivi molto commerciali?
Fortunatamente nel caso della Sauna del Deserto oltre ai fini puramente commerciali l’attenzione è sempre mirata all’esperienza generale che il cliente può vivere. In generale con equilibrio: condividendo gli obbiettivi del progetto, la qualità che si vuole offrire, l’esperienza che si vuole far vivere al fine che il progetto di qualità porti valore anche economico nel lungo periodo.
Come si riesce a far comprendere il valore dell’architettura in ambito spa?
Mostrando e condividendo come ogni scelta di layout, di percorsi, di materiale che nel complesso influiscono sull’esperienza del cliente finale. Il confronto è necessario in quanto influisce sulla gestione in forma più ampia, le scelte e le soluzioni devono essere a supporto e facilitare gli operatori.
C’è una parte del lavoro che spesso il committente sottovaluta?
L’importanza dei dettagli soprattutto quando intervengono modifiche a cantiere avviato perché in qualche occasione è necessario del tempo per la valutazione, la progettazione e la verifica, mantenendo gli standard condivisi che non sempre combaciano con la necessità di completare i lavori mantenendo fissi, ad esempio, i tempi di consegna condivisi.
Ti è mai capitato di dover “educare” il cliente su aspetti progettuali fondamentali?
Sì, qualche volta, soprattutto su temi di nicchia come il valore della sostenibilità e sulla qualità dell’aria e dei materiali, sugli aspetti legati alla psicologia dell’abitare, tema molto richiesto negli ultimi anni. Sono aspetti invisibili ma fondamentali per portare benessere.
TENDENZE E SOSTENIBILITÀ
Quali sono le tendenze più interessanti oggi nella progettazione spa?
Il ritorno al naturale attraverso l’uso materiali autentici, che offrano esperienza visiva, olfattiva e tattile. Il ritorno alle ritualità antiche supportate da esperienze immersive anche attraverso l’uso di nuove tecnologie, che a loro volta stimolino i sensi permettendo di rallentare il ritmo della vita frenetica noi tutti oggi conosciamo.
Come cambia il progetto in base al target?
Il target influenza notevolmente il progetto sia in termini di utilizzo che economici. Ad esempio per Spa adibiti alle coppie si privilegiano spazi intimi, raccolti, per le famiglie si inseriscono aree ludiche e flessibili al fine che tutti i componenti della famiglia ne possano godere, anche i più piccoli. Sotto l’aspetto economico maggiore disponibilità offre maggiori possibilità di sperimentazioni, ma sicuramente il mio compito è quello di portare il bello a prescindere da questo aspetto. Ogni progetto insomma è una piacevole “sfida”
Che ruolo gioca la sostenibilità nel tuo approccio progettuale?
È un principio guida: utilizzo materiali certificati, tecnologie a basso impatto possibilmente con cicli di vita che favoriscano il riuso e strategie di efficientamento energetico. Fin dal principio della mia attività ho seguito percorsi di formazione che hanno arricchito la sensibilità spiccata a tale tema che oggi è divenuto argomento molto dibattuto.
La biofilia è un concetto che applichi nei tuoi progetti?
Assolutamente sì: nel concetto di spazi che rigenerano il rapporto uomo/ natura è imprescindibile, quindi uso di forme geometriche naturali, utilizzo di percorsi e forme fluide, inserimenti di verde negli spazi o elementi decorativi che richiamino al mondo naturale, significa stimolare benessere profondo. Nei miei progetti l’uso di orme sinuose nell’ambito delle Spa è un elemento caratteristico.
Cosa pensi delle tecnologie immersive o digitali nelle spa?
Sono interessanti se non snaturano l’esperienza. Oggi la tecnologia offre molte possibilità e se integrata nel corso della progettazione permette al progetto stesso ed agli spazi di essere dinamici. Gli strumenti utilizzati devono per questo necessariamente essere strumenti a supporto e non sostitutivi della dimensione autentica del wellness. In sostanza credo molto nella tecnologia a servizio del progetto.
ESPERIENZA PERSONALE
Cosa ti appassiona di più nel progettare una spa?
In un certo senso progettare nell’ambito della Spa ha sempre catturato la mia attenzione, tanto che ho seguito dei percorsi di formazione legati all’ambito del benessere attraverso varie discipline, non solo tecniche. Questi progetti offrono la possibilità di disegnare esperienze giocando con forme, materiali, luci, colori suoni, essenze, che chiedono continua ricerca e, per una persona creativa come la sottoscritta, offrono la possibilità di mettersi in gioco affinché ogni progetto sia unico.
Hai una tua definizione personale di benessere?
Per me benessere significa equilibrio: tra interno ed esterno, tra luce e ombra, tra tempo per sé e tempo condiviso. Benessere significa assaporare l’esperienza attraverso l’uso dei sensi ed il respiro. Significa stimolo attraverso l’osservazione, il tatto e l’olfatto. Il progetto di architettura aiuta, attraverso le scelte, ad esaltare tale concetto. La società odierna con i suoi ritmi un po' si allontana dal concetto di equilibrio, pertanto trovare uno spazio sia fisico che temporale nel quale poter ritrovare se stessi è benessere.
C’è una spa nel mondo che avresti voluto progettare tu?
Certamente, ho visitato diverse strutture, alcune delle quali, per peculiarità specifiche sarebbe stato interessante poter partecipare alla progettazione, ma proiettata al futuro, sono certa che le occasioni non mancheranno!
Che consiglio daresti a un giovane architetto che vuole specializzarsi in questo settore?
Studiare, osservare e soprattutto vivere le spa. Solo sperimentando in prima persona si costruisce in primo luogo il proprio concetto di benessere che integra concetti più oggettivi, si comprende cosa funziona e cosa è possibile migliorare, ci si struttura al livello mentale al fine di portare valore aggiunto al progetto di una Spa.
AQUAFORM
In fase progettuale, quali aspetti considerate fondamentali per rendere una doccia emozionale davvero coinvolgente?
In primo luogo aspetti tecnici di fattibilità a seconda che il progetto sia di una struttura ex novo per la quale c’è più libertà di azione, oppure una revisione di una struttura esistente dove i vincoli sono più evidenti. Le caratteristiche del prodotto proposto in relazione all’esperienza che si vuole offrire, ad esempio la sequenza luce, acqua, temperatura e aromi che devono dialogare per stimolare tutti i sensi. Non ultimo l’innovazione, sono molto curiosa e mantenere livelli allti di stupore mi aiuta a
proporre soluzioni sempre diverse.
Ci sono differenze nell’uso delle docce emozionali in una spa urbana rispetto a una termale?
Ritengo che in parte sicuramente una Spa urbana rispetto ad una termale necessiti più che altro considerazioni diverse. Le dimensioni fisiche degli spazi sono molto diverse tra le due tipologie, così come il quantitativo di persone che ne fruiscono, pertanto la scelta delle docce emozionali in termini di esperienza e di numero prevede differenze. in una spa urbana diventano spesso un’esperienza centrale, in una termale integrano un percorso più ampio.
Le docce emozionali vengono spesso vissute come un “passaggio”, ma è possibile trasformarle in un’esperienza centrale?
Penso di sì, curando attentamente nel progetto nel suo il percorso esperienziale che si vuole offrire, le emozioni che si vogliono far vivere agli utenti. L’oggetto doccia di per se diviene marginale se finalizzato a se stesso, abbinato alla tecnologia che gioca con acqua, luce, colore, intensità, suono aromi, sequenze che possono variare in funzione della necessità dell’utente di relax, piuttosto che defaticante o energizzante ritengo che, possa divenire un’esperienza centrale nel complesso del progetto.
Quali sono i principali errori progettuali che si possono commettere nell’inserire una doccia emozionale in un percorso spa?
Considerare solo l’aspetto tecnico dell’oggetto e delle sue finiture. Quello rimane uno strumento che permette, se pensato in senso più ampio di rafforzare l’idea e gli obbiettivi esperienziali condivisi con la committenza. L’emozione rimane centrale per la progettazione di uno spazio dedicato al benessere.
In che modo il design può aiutare a “educare” l’utente all’uso corretto di un percorso Kneipp?
Attraverso una progettazione ed una comunicazione intuitiva che in maniera non invasiva porti all’avvicinamento dell’esperienza guidata da luce, segnaletica discreta ma chiara, elementi tecnici quali eventuali pulsanti di accensione dei prodotti di facile utilizzo.
È possibile reinterpretare il Kneipp in chiave contemporanea, senza perdere il suo valore terapeutico?
Sì, con materiali innovativi, tecnologie innovative che aiutino le strutture nelle manutenzioni ordinarie, ma che on facciano perdere le caratteristiche sia sensoriali, ma soprattutto benefiche del percorso stesso che riattiva il sistema circolatorio attraverso la modulazione di passaggi caldi e freddi. Il tutto arricchito da atmosfere suggestive che unite al progetto generale più articolato ne valorizzino il potenziale.
Chiudiamo questa lunga intervista ringraziando Claudia Taiani per aver condiviso con noi il suo approccio al wellness, dove design, tecnica e esperienza sensoriale si combinano per creare spa uniche e coinvolgenti. La sua visione dimostra come l’architettura possa trasformare ogni spazio in un percorso di emozioni e rigenerazione.
- Team Aquaform
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